01 Luglio 2016

BREXIT, “SI RAFFORZERA’ LA VOCE DEGLI ANTI-IMMIGRATI E DEGLI EUROSCETTICI”

Dopo il referendum, uno dei temi caldi è quello delle conseguenze sui fenomeni migratori. Hein: “Le direttive sulla protezione internazionale e l’accoglienza dei richiedenti asilo non vincoleranno più la Gran Bretagna”. Mons. Perego: “Conseguenze pesanti per i nostri lavoratori all’estero”

Con il 51,9 per cento dei voti gli inglesi hanno decretato l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Un risultato, quello del referendum sulla Brexit, per niente scontato e che ora apre a diversi scenari. Uno dei temi più dibattuti riguarda l’immigrazione: una questione al centro di tutta la campagna elettorale, soprattutto tra i sostenitori del “leave”. Ma cosa cambia in concreto?

Nel concreto, si parla sia degli immigrati intraeuropei che gli extracomunitari, i rifugiati e i richiedenti asilo. Secondo Cristhopher Hein, portavoce del Cir (Consiglio italiano per i rifugiati) è innegabile che questo sia un voto contro lo straniero in generale: “Ce ne sono tre milioni circa nel paese: il primo effetto è che il Regno Unito diventerà di sicuro un paese meno attraente perché si percepisce che lì c’è un clima di ostilità maggiore nei confronti degli immigrati. Questo è preoccupante anche per gli effetti che potrà avere negli altri paesi dell’Unione europea, come l’Olanda o la Francia – spiega – . Si rafforzerà di sicuro la voce degli anti-immigrati e degli euroscettici”. A livello concreto però, nell’immediato non cambierà tantissimo. “La Gran Bretagna non fa parte di Schengen – spiega – quindi dal punto di vista delle modalità di ingresso non ci sono contraccolpi evidenti. Rispetto al sistema Dublino, invece, il Regno Unito potrà fare come hanno fatto altri paesi, per esempio la Svizzera, che non essendo stati membri dell’Unione hanno aderito attraverso protocolli. Certo, il punto importante è che le direttive dell’Unione europea sulla protezione internazionale, l’accoglienza dei richiedenti asilo e sulla procedura non vincoleranno più la Gran Bretagna. Vedremo ora come verranno rimodulati gli accordi in base a quanto prevede l’articolo 50 del tratto di Lisbona”.

Per quanto riguarda l’agenda Ue, e in particolare il sistema di ripartizione in quote dei richiedenti asilo ci sarà un partner in meno, sia per il programma di re location che di resettlment. “Chiaramente non sono più vincolati, possono volontariamente farlo ma non ci sarà più un vincolo giuridico. C’è da dire anche che questi programmi stanno andando molto a rilento, quindi nell’immediato non cambia quasi niente”.

Infine, c’è il fronte dei diritti umani.“L’elettore britannico medio non fa differenza tra Unione europea e Consiglio d’Europa e pensa che ora ci si può liberare anche dalla giurisdizione della Corte europea di Strasburgo – aggiunge – naturalmente non è così: la Gran Bretagna rimane membro d’Europa e sarà vincolata anche in futuro alla giurisdizione della Corte di Strasburgo che già tante volte su questione di detenzione ed immigrazione ha condannato la Gran Bretagna sulle questioni dei diritti umani. Su questo versante non sono previste né possibili deroghe. Va detto inoltre che nel paese è importante il sistema di giurisprudenza dei giudici, che in questi anni è stato molto più aperto rispetto a ciò che dice la legge”.

Incertezza c’è poi sulla sorte dei cittadini europei, che scelgono il Regno Unito come meta per vivere e lavorare. Molti i migranti dell’Est (rumeni per esempio) ma anche tantissimi italiani. Secondo l’ultimo rapporto della fondazione Migrantes, per esempio, nel 2015 il paese è stato il secondo più scelto dai nostri connazionali all’estero, subito dopo la Germania (14.270 trasferiti a Berlino contro i 13.425 che hanno preferito Londra). Come cambieranno le regole per quelli che diventeranno, di fatto cittadini, extracomunitari è ancora da capire. “Questo risultato sulla Brexit interessa moltissimo l’Italia, che sta ridiventando sempre di più un paesi di emigrazione – sottolinea monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della fondazione Migrantes –. Ci saranno conseguenze pesanti per i nostri lavoratori all’estero, con tutte le conseguenze del caso: dalle trafile burocratiche all’incertezza sul lavoro”. Colpiti anche e saranno soprattutto “i giovani, che avranno gravi contraccolpi – continua Perego -. Penso agli universitari, per esempio, le università inglesi erano una delle mete principali per i nostri ragazzi in Erasmus: questo scambio culturale si indebolirà o subirà una battuta d’arresto”. In un momento in cui si chiedeva “maggiore libertà di circolazione – conclude il direttore di Migrantes- ci troviamo di fronte a tutto questo. Dispiace costatare che neanche il martirio della parlamentare laburista Jo Cox è servito a far cambiare idea gli euroscettici”. (ec)

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